Nelle librerie umbre 

Alchimie d'Umbria

Da qualche tempo ho cominciato a vagare in Umbria alla ricerca di topoi, di luoghi che rispecchiassero un mio sentire rispetto a quanto la natura nella sua accezione più autentica mi potesse offrire. Ben presto mi sono accorto che si formava mano a mano una corrispondenza tra ciò che si palesava ai miei occhi e il mio stato d’animo, la mia condizione di recepimento di un paesaggio o di uno scorcio in una “comunione” che da interiore si trasformava in esteriore. Questa ricerca, questo anelito alla ricerca di un’armonia, a volte di contrasti forti, a volte di trasmutazioni, di passaggi in quella condizione che trasforma un topos in utopia quindi in un “non luogo”, nel senso di un’astrazione mentale, ha rafforzato in me la convinzione che tra magia e realtà, ogni topos corrispondesse ad un Genius loci, vale a dire a quelle caratteristiche proprie di un luogo, tali che lo rendano unico, così come le mie emozioni e le mie sensazioni contribuiscono a caratterizzare la mia personalità, il mio sentire. Nello spirito più autentico del Genius loci, composto appunto di quei fattori che si possono soltanto sentire, di un’ “anima” di quel determinato punto di arrivo, di sosta o di passaggio; al di là del carattere scientifico che in architettura ha assunto la definizione di Genius loci, vale a dire le caratteristiche morfologiche, sociali, linguistiche, di abitudini di un luogo, ho avvertito la necessità dell’individuazione di un percorso interiore/esteriore che per associazioni mentali ha ristabilito una relazione concettuale con l’alchimia, nei passaggi fondamentali che conducono alla pietra filosofale, al compimento dell’Opera. E’ così che la fotocamera ha rappresentato quel mezzo attraverso il quale definire i vari gradi di questo percorso che come Carl Gustav Jung affermò nel suo studio “Psicologia e alchimia” rappresentano il complesso cammino dell’uomo verso il suo pieno compimento psicologico. Nigredo, albedo, rubedo, indicano le varie tappe di un passaggio, vari mood, varie sensazioni che corrispondono grado per grado ad un cammino interiore in relazione a quanto gli occhi e con essi la fotocamera, sono stati in grado di percepire, di carpire, di entrare nella “magia” del Genius loci. E’ così che è nato il progetto di Alchimie d’Umbria, ricerca fotografica interiore/esteriore che attraverso l’uso di particolari tecniche a raggi infrarossi cerca di stabilire quel contatto peculiare e personale tra anima e anima mundi, tra psiche e paesaggio, forse stabilendo così come la storia dell’alchimia insegna, suggestioni più che verità, emozioni più che realtà, onirismo più che realismo. Un’Umbria quindi che nasce da una reverie e da intuizioni intrapsichiche personali che vorrebbero donare a questa terra anche quell’aspetto “magico” che si può scoprire solo attraverso una peculiare percezione di luce che normalmente sfugge, ma che appunto un’ “alchimia” tecnica è in grado di svelarci. Le alchimie si disvelano improvvisamente in un alternarsi di forti contrasti, bianchi e neri forti, saturi, che come per magia rivelano quanto solitamente non siamo in grado di vedere.

Alchemy of Umbria

I have been wandering in Umbria for some time in search of topoi, of places reflecting my feeling as for what nature in its truer acceptation could offer me. I have soon realized that a correspondence gradually took shape between what appeared to my eyes and my frame of mind, the way I perceived a landscape or a view in a “communion” that turned from inner into an outer one. This quest, this yearning searching for a harmony at times of strong contrasts, at times of transmutations, of passages in a condition transforming a topos in utopia and thus in a “non-place” meaning a mental abstraction, has strengthened my belief that, between magic and reality, every topos corresponded to a Genius loci, that is to say those features pertaining to a place and making it unique, just as my emotions and sensations help to define my personality, my feeling. In the truest spirit of the Genius Loci, made precisely of those elements that can only be felt, of a “soul” of that given point of arrival, stopover or passage; beyond the scientific character that the definition of Genius loci has taken on in architecture, that is to say the morphological, social, linguistic features as well as the habits of a place, I have felt the need of tracking an inner/outer path that by association of ideas has re-established a conceptual relation with alchemy, in those essential passages leading to the philosopher’s stone, to the Work completion. Thus the camera has been the medium by which to define the various degrees of this path that, in Carl Gustav Jung’s words in “Psychology and Alchemy”, form man’s complex way to his psychological fulfilment. Nigredo and albedo suggest the different stages of a passage, different moods, different sensations corresponding, step by step, to an inner path relating to how much one’s eyes, together with one’s camera, have been able to perceive, seize, go into the “magic” of the Genius loci. So this is how the Alchemy of Umbria project was born: an inner/outer photographic research trying to re-establish that peculiar and personal contact between soul and anima mundi, the world soul; between psyche and landscape, maybe asserting, as the history of alchemy teaches, fascination rather than truth, emotions rather than reality, oneirism rather than realism. An Umbria thus stemming from reverie and individual intrapsychic intuitions aiming at giving this land that “magical” aspect which can only be found out through a perception of light normally neglected, but which can be unveiled by a technical “alchemy”. Alchemy is suddenly unveiled in an alternation of strong contrasts, strong saturated black and white that, as if magically, disclose what we are not normally able to see.